Intanto è bene precisare che il gas e il petrolio non è italiano , ma di un soggetto privato che , se vince il NO o l'astensione, avrà un rinnovo senza un termine . Lui , il soggetto , lo rivende al miglior offerente, secondo le regole del mercato, non all'Italia per forza.
2. L'Italia ha le royalties, cioè il prezzo delle concessioni, più basse del mondo. Se vince il no, le compagnie non pagheranno una lira di più al Governo, con danno all'erario e alle casse dello Stato (sono oggi il 7% sul gas e 10% sul petrolio venduto).
Senza considerare la franchigia a 50.000 barili sotto la quale non scatta l'obbligo di versare alcunché allo Stato.
3. Con la vittoria del SI, le compagnie saranno costrette a riparare i danni ambientali fatti a proprie spese , smantellando le pesanti strutture in ferro a scadenza delle concessioni. Se passa la linea del "sine die" , ne siamo davvero sicuri che pagheranno loro?
4. In tutto il mondo gli incentivi alle rinnovabili sono raddoppiati. Il congresso statunitense ha appena approvato un piano di incentivi alle rinnovabili. In Italia invece si è abrogato retroattivamente il Conto Energia (provvedimento del governo attualmente pendente davanti alla Corte Costituzionale) con la conseguenza che i finanziamenti ai fossili sono diventati superiori di quelli alle rinnovabili. Con buona pace di un piano strategico nazionale per uscire dalle fonti fossili come abbiamo sottoscritto a Parigi con tante belle parole.
5. Con l'emendamento recepito in finanziaria dal governo, i soldi (li sordi) andranno al governo, senza alcun indennizzo per le regioni i cui cittadini e operatori economici subiscono il danno ambientale di una mega trivella davanti alle coste
Basterebbero queste 4 ragioni a dimostrare che questo referendum non è una bufala, non parla dell'aria fritta, ma di cose concrete. Fin troppo concrete forse.
Lascio un link utilissimo del Sole 24 ore (non il Corriere dei Piccoli) .
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