Questa riflessione l'ho scritta a margine di un pezzo di carta, nentre facevo un'altra cosa. Vorrei metterla in un bottiglia e abbandonarla tra i flutti del Golfo. Mi farebbe piacere se qualcuno - dopo di me - in una spiaggia lontana, la raccogliesse e pensasse a quanto le cose sono cambiate.
Mi sono ispirato al "naufragio della London Valour di DeAndrè per l'analisi del naufragio e alla Regola dell' ordine dei mendicanti di San Francesco per la pars costruens.
RIFLESSIONI LUNGHE E TORNENTATE SUL DESTINO DEL NOSTRO PARTITO LOCALE
Oggi il mio pd (perchè ho la tessera numero uno) è diviso tra una fila di schierati che vanno dai caporaletti di provincia ai referenti romani, tra renziani e nuovi d'alemiani. Il tempo, in questo luogo dalla struttura verticistica, sembra non passare mai. Nelle direzioni provinciali ti trovi sempre gli stessi che c'erano prima di te e che sempre ci saranno (forse). I giovani , seppur culturalmente piu avanzati, sono giocoforza costretti a stare - per il principio di autorità - sotto l'ala protettiva del sovraordinato gerarchicamente, imitandone persino i tic retorici e la gestualità. Ma quando il meccanismo si inceppa, la prima cosa da fare sarebbe mettere ordine , chiedendo a questi il passo indietro definitivo (non abbiamo freudiamamente bisogno più padri perdenti che dispensano falsi consigli) . Le sconfitte dovrebbero suscitare in noi (umile base) il furore rivoluzionario dello sconquasso e del caos. Loro non se ne andranno di certo. E' fisiologico e naturale. Ma - come diceva de andrè - nel naufragio della london valour - ad ogni rivoluzione corrisponde sempre una stabilizzazzione del sistema dove i nuovi capi assumono il controllo in modo ancora più dispotico e autoritario. Allora quel è la strada? Sarebbe forse una nuova organizzazione. Parola importante e spesso obliata. I potentati deL pd locale preferitebbero fedeltà e obbedienza . Ma la loro autorità (non autorevolezza) si riduceva alla possibilità di garantire prebende in cambio di stabilità dell'ordine gerarchico. Se avessero fatto uso dell'autorevolezza (anziché dell'autorità) avrebbero sapientemente formato nell'etica (prima che nella retorica) una nuova classe dirigente.
ORGANIZZAZIONE (orizzontale) è la prima parola chiave. Meno verticistica e preoccupata a coprire spazi di potere ( dato che oggi il bottino da spartirsi è ormai appannaggio di altri) e più centrata sui temi e l'analisi. Un'orizzontalità nuova , senza capetti e loro dignitari, basata sull'analisi e la proposta che genera consenso , da cui dovrà uscire la classe dirigente del futuro. Fantapolitica? No , assolutamente. Bastata umilmente guardare quello che fanno i 5 stelle nei territori: parlano di temi , non di cariche all'acquedotto o a sei toscana. Invece siamo troppo impegnati a stigmatizzarli, per casaleggio , grillo e co.
UMILTA' è infatti la seconda parola chiave . Ovvero la capacità di apprendere da altre esperienze. Terza è AUTONOMIA dai capi e dalle fazioni , che non generano idee, ma solo caos e guerre per bande. Tutte energie che buttiamo via.
Organizzazione, umiltà e autonomia. Chissà che da qui non riparta qualcosa di buono? Chissà.
Mi sono ispirato al "naufragio della London Valour di DeAndrè per l'analisi del naufragio e alla Regola dell' ordine dei mendicanti di San Francesco per la pars costruens.
RIFLESSIONI LUNGHE E TORNENTATE SUL DESTINO DEL NOSTRO PARTITO LOCALE
Oggi il mio pd (perchè ho la tessera numero uno) è diviso tra una fila di schierati che vanno dai caporaletti di provincia ai referenti romani, tra renziani e nuovi d'alemiani. Il tempo, in questo luogo dalla struttura verticistica, sembra non passare mai. Nelle direzioni provinciali ti trovi sempre gli stessi che c'erano prima di te e che sempre ci saranno (forse). I giovani , seppur culturalmente piu avanzati, sono giocoforza costretti a stare - per il principio di autorità - sotto l'ala protettiva del sovraordinato gerarchicamente, imitandone persino i tic retorici e la gestualità. Ma quando il meccanismo si inceppa, la prima cosa da fare sarebbe mettere ordine , chiedendo a questi il passo indietro definitivo (non abbiamo freudiamamente bisogno più padri perdenti che dispensano falsi consigli) . Le sconfitte dovrebbero suscitare in noi (umile base) il furore rivoluzionario dello sconquasso e del caos. Loro non se ne andranno di certo. E' fisiologico e naturale. Ma - come diceva de andrè - nel naufragio della london valour - ad ogni rivoluzione corrisponde sempre una stabilizzazzione del sistema dove i nuovi capi assumono il controllo in modo ancora più dispotico e autoritario. Allora quel è la strada? Sarebbe forse una nuova organizzazione. Parola importante e spesso obliata. I potentati deL pd locale preferitebbero fedeltà e obbedienza . Ma la loro autorità (non autorevolezza) si riduceva alla possibilità di garantire prebende in cambio di stabilità dell'ordine gerarchico. Se avessero fatto uso dell'autorevolezza (anziché dell'autorità) avrebbero sapientemente formato nell'etica (prima che nella retorica) una nuova classe dirigente.
ORGANIZZAZIONE (orizzontale) è la prima parola chiave. Meno verticistica e preoccupata a coprire spazi di potere ( dato che oggi il bottino da spartirsi è ormai appannaggio di altri) e più centrata sui temi e l'analisi. Un'orizzontalità nuova , senza capetti e loro dignitari, basata sull'analisi e la proposta che genera consenso , da cui dovrà uscire la classe dirigente del futuro. Fantapolitica? No , assolutamente. Bastata umilmente guardare quello che fanno i 5 stelle nei territori: parlano di temi , non di cariche all'acquedotto o a sei toscana. Invece siamo troppo impegnati a stigmatizzarli, per casaleggio , grillo e co.
UMILTA' è infatti la seconda parola chiave . Ovvero la capacità di apprendere da altre esperienze. Terza è AUTONOMIA dai capi e dalle fazioni , che non generano idee, ma solo caos e guerre per bande. Tutte energie che buttiamo via.
Organizzazione, umiltà e autonomia. Chissà che da qui non riparta qualcosa di buono? Chissà.
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