La poetica anarchica di Dylan ("La pompa non funziona").
Dylan è un poeta o non lo è? Con questa domanda si entra
nella discussione noiosa delle etichettature, dei bollini dell’accademia e dei
visti dei sedicenti letterati. Si può però dire che Dylan è stato il geniale messaggero
dello Spirito di un Tempo che oggi non esiste più. La sua fine – in un hotel di
Las Vegas, a suonare i suoi vecchi successi, con un vestito di lustrini ormai
troppo largo per un corpo invecchiato e smunto, la sua voce arrochita, il suo mutismo, la sua introspezione quasi
autistica, sono l’allegoria più potente della sua triste inattualità. In quei recenti video su You Tube, si sublima l’immagine del cantante fuori
moda, sconosciuto alla platea giovanile ossessionata dall’ultimo successo di
qualche hip hopper americano benedetto dal main stream. Dylan però sotto quegli occhiali neri e quell’espressione sarcastica,
rivelava tutta la sua profonda inattualità e incapacità di essere parte di un
sistema che ha tentato in tutti i modi di assorbirlo, come si fa con i geni. La
grandezza di Dylan si misura in quell’immagine di lui curvo su un pianoforte a
coda, con la tintura marrone e il lustrini sulla giacca a suonare per pochi in un Hotel di Las Vegas nel giorno della sua
celebrazione mondiale.
Questo rifiuto ostinato e eroico del riconoscimento lo
rende ancora più immortale.
E' dopotutto rimasto
coerente con se stesso, mentre i gusti della massa si sono completamente
ribaltati. La dialettica potente tra il suo io da ebreo errante e il mondo
circostante, lo faceva e lo fa oggi un eroe romantico, armato di parole che oggi
non comunicano più niente. E forse lui stesso non ha mai voluto comunicare
niente più che un flusso enorme di coscienza che prende a martellate tutto,
mettendo in discussione persino se stesso. Il lavoro poetico di Dylan è antico
come la letteratura e la filosofia e punta con cinica e spietata amarezza a
togliere tutte le maschere della rappresentazione, di cui il mondo è intriso. “I’m
not a topic singer” “Non sono un cantautore socialmente impegnato, pronunciato
davanti alla platea di giornalisti, con quella faccia da schiaffi, è forse la frase che lo dipinge di più. Come i poeti lascia che la parte sotterranea della sua anima rimanga nascosta in un tombino "in a manhole" e si schiuda piano, con la luce di una candela, al lettore attento.
Chiudo con i versi di Subterrenean Homsick blues, che scrisse parafrasando ironicamente una vecchia canzone di Pete Seeger, suo vecchio maestro folk, dove dispensa finti buoni consigli ai movimenti politici dell’epoca che volevano cambiare il mondo. In questa ironica "messa in discussione" c'è però la chiave di lettura di tutta la sua controversa e oscura anima poetica: "Saltate nel tombino e accendete una candela".
Don’t follow leaders Non seguite i leaders
Watch the parkin’ meters Guardate i parcometri
Ah get born, keep warm Nascete,
scaldateviWatch the parkin’ meters Guardate i parcometri
Short pants, romance, learn to dance pantaloncini, storielle, imparate a ballare
Get dressed, get blessed(5)
Try to be a success Fate successo
Please her, please him, buy gifts Soddisfate Lei/Lui, comprate regali
Don’t steal, don’t lift Non rubate, non scippate
Twenty years of schoolin’ 20 anni di scuola
And they put you on the day shift poi vi piazzeranno a fare i turni
Look out kid Attenti ragazzi
They keep it all hid Loro vi tengono tutto nascosto
Better jump down a manhole Infilatevi nel tombino
Light yourself a candle accendete una candela
Don’t wear sandals Non mettetevi i sandali
Try to avoid the scandals Evitate gli scandali
Don’t wanna be a bum Non vagabondate
You better chew gum masticate la gomma
The pump don’t work La pompa non funziona
P.s. Le foto che colorano l'articolo furono scattate dal fotografo americano Douglas Gilbert, per il mensile dell'epoca "Look" nel luglio del 1964 (un anno prima della famosa svolta elettrica).
La rivista le cassò perché giudicò Dylan troppo trasandato "too scruffy" per il suo pubblico .
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