Mi è molto difficile parlare del fenomeno a pochi giorni dalla tragedia assurda di Manchester, dove giovani innocenti hanno perso la vita in modo così insensato, per mano di vigliacchi psicopatici. Non mi inoltro neanche in tuffi sociologici o geopolitici sull'integrazione dei migranti nelle nostre città o sui conflitti globali nell'Islam, perché non ne ho titolo.
Volevo qui parlare semplicemente di un piccolo progetto cocreto, fatto di piani d'azione e output, a cui il comune di Follonica e l'ISIS di Follonica hanno aderito insieme all'Ajuntament di LLeida in Spagna (loro preferirebbero Lerida in Catalunya) e il Municipio di Odemira in Portogallo.
Il nome del progetto è "Growing together" e si svolge nel quadro dell'azione europea dell'Erasmus plus. Il progetto consiste - in sintesi - nel dare vita a dei laboratori rivolti ad immigrati con figli in età scolare - in cui si studino insieme le soluzioni migliori per superare quegli ostacoli di ordine linguistico, burocratico e culturale, al fine di migliorare la convivenza e la coesione sociale a Follonica tra cittadini italiani e immigrati.
Alla fine, accolti gli stimoli degli immigrati, dovremo impegnarci politicamente in un'azione concreta congiunta tra le amministrazioni e le scuole aderenti al progetto.
Nell'incontro svolto in Spagna ( 17-18 maggio) abbiamo iniziato a ragionare - con le altre amministrazioni europee - sull'utilizzo del "bilancio partecipativo", che il Comune di Follonica ha recentemente introdotto nel proprio Statuto, per coinvolgere attivamente anche i richiedenti asilo. I partner istituzionali e privati da coinvolgere dovranno essere le prefetture, i comuni, le scuole (compreso il CPIA, centro per l'educazione degli adulti) e attori privati come associazioni e cooperative sociali.
Potrebbe questa rivelarsi una sfida importante per dare un piccolo ruolo decisionale a queste persone nella nostra comunità: infatti, a mio giudizio, non è scatenando minacce razziste sui social o urlando contro lo straniero o prima l'italiano (in una guerra tra poveri) , e neanche con gli slogan teorici delle anime belle che si risolvono questi problemi, ma attraverso progetti seri e concreti, in grado di favorire il dialogo e l'integrazione nel contesto cittadino.
Dall'incontro con le culture si possono aprire nuovi orizzonti di conoscenza e abbattere i muri di una visione autoreferenziale e pseudo identitaria che si sta affermando sempre di più nelle nostre zone.
So bene che questi non sono ragionamenti di moda oggi, che le situazioni della popolazione italiana sono critiche, ma forse può essere grazie anche a questi progetti europei come il "Growing together", che potremmo iniziare ad educarci ad una cultura del rispetto e del dialogo (a partire proprio dalle scuole); cultura che nei nostri comuni sembra sempre più abbandonata a favore dei pifferai (o più precisamente pifferai/sciacalli) che usano spesso questa sofferenza per trasformarla in voti.
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