Partiamo dalle conclusioni: smettiamo di dividerci e creiamo una casa dove stare insieme. Una casa fatta innanzitutto di idee, poche e ordinate, con poche stanze ma ben distribuite. Non è vero che le ideologie sono morte, che sono pezzi da museo novecentesco, come vorrebbe la nuova vulgata macronian-renziana: anzi, al contrario, oggi assistiamo all'ideologia più potente che sia mai esistita, quella nichilista, del finto egualitarismo, del vuoto pragmatismo del fare, senza essere più nulla (lo sai che non siamo più nulla? Cantava Francesco Guccini qualche anno fa).
Allora ripartiamo da quel mondo che ormai ha perso ogni speranza, dai poveri, dai disoccupati, dai precari, da chi ha smesso di sperare che la vita possa essere più giusta. C'è però bisogno di qualcosa di più di movimenti nati da alcuni leader nazionali. C'è bisogno dell'anima giovane, viva che ha ispirato le grandi rivoluzioni sociali nei secoli passati, dai mazziniani, i sessantottini, i movimenti dei diritti civili americani, i cattolici progressisti (alla papa Francesco), i socialisti illuminati, i sindacalisti. C'è sempre più bisogno di un vento forte che metta in discussione quest'enorme truman show in salsa neo-liberista, dove sembra che l'unica soluzione sia radere al suolo ogni lume di stato sociale, dall'azzeramento dei fondi per il welfare, alla sanità sempre meno pubblica, alle battaglie contro gli ammortizzatori sociali per chi perde senza colpa il lavoro e rimane su una strada, alla tutela degli anziani e dei malati.
Stiamo creando una società di fighetti e scalatori sociali, lasciando ai margini i più deboli. Invece di idolatrare il modello liberal anglosassone, il PD avrebbe ben potuto ricominciare da queste istanze, senza bollarle sprezzantemente come "populiste" o "post verità", terminologia che non significa poi nulla.
Stiamo affrontando, forse, il momento peggiore della nostra storia politica e civile, ma i segnali di ripresa sono già evidenti: dall'Inghilterra, con affermazione di Corbyn, al movimento che (speriamo) si costituirà in Italia dopo il primo luglio, guidato da Giuliano Pisapia, che è stato un ottimo sindaco di Milano e sembra (non lo conosco) persona perbene.
Premetto (e con questa premessa concludo) che per quel poco che valgono le mie azioni, la mia dolorosa uscita dal partito democratico follonichese non coincide con la volontà di ri-creare una riserva indiana, sotto vuoto spinto, magari eterodiretta da qualche leader nazionale, ma, piuttosto, con la forte voglia di far nascere, anche sul nostro territorio, un movimento culturale, etico, prima che politico, con tanti giovani protagonisti, con cui condividere la gioia e impegno per una nuova visione del mondo più sociale (e un po' meno social).
Non manca altro che costituirci e partire.
Non manca altro che costituirci e partire.
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