Avevo scelto il silenzio alle troppe parole degli ultimi mesi. Non ritenevo necessario scrivere. Parafrasando Wittgestein, su ciò di cui non si può parlare, altrimenti si diventerebbe offensivi, meglio tacere. E il silenzio qui, al contrario di wittgestein, non riguarda l'essere, il chi siamo e perché viviamo, ma più banalmente l'atroce incapacità di generare una minima strategia del centrosinistra italiano. Se da un lato troviamo il populismo oligarchico renziano, dall'altro troviamo ancora troppi leader che come ventriloqui si parlano tra sè, in un dialogo tra sordi senza darsi la pena di coinvolgere il reale, cioè noi che leggiamo, che parliamo di politica, che ci interessa capire che fine farà questo mondo, avendo (pensa te che mattachioni) anche la presunzione di migliorarlo.
Quanto al renzismo, lo ritengo un male attuale della nostra epoca. Come dicevo prima è una sorta di patologia acuta in grado di conciliare una visione oligarchica e conservatrice della società (mondo della finanza, marchionne, i petrolieri) con un tele-marketing pseudo-progressista e molto populista (vedi invettiva contro il sistema bancario e a favore dei piccoli risparmiatori). Si tratta invero di una malattia narcisista irreversibile, incapace di creare dialogo su temi che sarebbero importanti a sinistra come ad esempio l'uso dell'energia, il lavoro, l'ambiente.
Dall'altro lato invece (mdp, pisapii (pluralia tantum) , etccc) c'è troppo, troppo ceto politico della vecchia guardia e poco confronto con noi, chiamiamoci progressisti, che stiamo sui territori e che potremmo attivarci in ampie opere di evangelizzazione, con gli stracci e i cilici, tra le case e i palazzi, a raccontare che c'è un mondo di temi da affrontare, come il lavoro precario, l'ambiente in pericolo, il sistema sempre meno democratico con cui si prendono le decisioni, l'autonomia dei territori, e che potremmo farlo insieme, coinvolgendo chi rimane chiuso in casa, come testimoni (non di Geova) ma di speranza.
Le fredde strategie elaborate nei polverosi corridoi di camera e senato non pagano in politica. Ci vuole un cuore enorme, elefantiaco per riprendere forza.
Più che l'unità, che se non è vera, sentita, è meglio che non ci sia, servono pathos e idee.
Invece, stiamo riconsegnando il paese a Berlusconi, Salvini e Meloni, rimanendo arroccati sulle torri d'avorio, che stanno crollando giù. Stiamo consegnando i temi importanti del federalismo regionale (che c'è nella Costuituzione) a Maroni e a Zaia, o la difesa del sistema del welfare dalla scuola ai contributi per la disoccupazione ai populisti dei cinque stelle.
Più che l'unità, che se non è vera, sentita, è meglio che non ci sia, servono pathos e idee.
Invece, stiamo riconsegnando il paese a Berlusconi, Salvini e Meloni, rimanendo arroccati sulle torri d'avorio, che stanno crollando giù. Stiamo consegnando i temi importanti del federalismo regionale (che c'è nella Costuituzione) a Maroni e a Zaia, o la difesa del sistema del welfare dalla scuola ai contributi per la disoccupazione ai populisti dei cinque stelle.
Stiamo abdicando ai nostri temi, al nostro popolo, alla nostra missione nel mondo. Ma la nave sta affondando e non serve un profeta veterotestamentario a indovinare il destino dei naviganti.
Basta guardare i sondaggi, che ci danno ormai sconfitti. Abbiamo provato ad imitare la destra e la destra, quella vera, ci affonderà presto: basta solo aspettare l'imminente naufragio.
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